martedì 8 gennaio 2013

Politica industriale secondo PD

La politica industriale del PD riconosce la spina dorsale delle PMI e dell'impresa nella creazione della ricchezza. Una ricchezza questa che va aiutata creando in primo luogo il paese delle opportunità.

Il paese delle opportunità. Si vuole in primo luogo far ridiventare l'Italia il paese delle opportunità ove un'impresa trovi un clima ottimale per investire. Un paese ove lo sviluppo sia messo al centro della politica e che non sia visto dalla stessa come un lusso. Uno sviluppo che non sia legato solo all'esportazioni, ma che non dalle stesse venga aiutato. Uno sviluppo promotore della realizzazione umana e che guardi a tutte le forme in cui si esplica l'impresa e il lavoro autonomo e alla ricchezza in tal senso dell'italia che va difesa anche in sede europea. Interessante è però il passaggio in tal senso in cui si dice che l'impresa e il lavoro autonomo come progetto familiare di molti e in tal senso si mette in luce come anche come siano possibili progetti anche non di lavoro dipendente.

Il ruolo dello stato che deve esser non di sostituzione dell'attività privata, ma di accompagnamento dello stesso. E come lo stato deve esser amico dell'impresa anche nel campo fiscale. Si mette in tal senso il fatto che la legalità va perseguita, ma il fisco deve esser equo e si deve guardare al tema della revisione della spesa per evitare spese inutili e per non dover dopo andare a colpire con tasse il cittadino. Il fisco poi deve guardare a incentivare chi investe nell'impresa e guarda a progetti di filiera e a lavorare assieme. Si devono sostenere sull'internazionalizzazione tutte le eccellenze e non solo il made in Italy.

Il lavoro deve esser il fattore centrale nella vita dell'impresa, ma pure il capitale va stimolato; in quanto se si deve investire anche sull'innovazione produttiva.

Il capitale paziente per le PMI. In tale capitolo si affrontano i quttro problemi che un impresa sopratutto le PMI hanno e che si devono affontrare.

La patrimonio e la ricapitalizzazione delle PMI deve esser il must, perchè se è vero che il fattore famiglia/lavoro sul capitale in molte piccole e medie imprese è importante spesso si soffre di sottocapitalizzazione e va incentivata anche con il fisco. Ma ciò non basta ma vanno promossi anche strumenti per la patrimonializzazione e con un capitale di debito che guardi ad un orrizzionte di lungo termine: Confidi, fondi di garanzia territoriali, fondi regionali di microfinanza pubblico e privato, società/fondazioni per trasferimento tecnologico, fondi rotativi.

La difficoltà nel ricevere i pagamenti è un'altro problema molto sentito anche quando le imprese lavoro per il settore pubblico. Si deve allentare il piano di stabiltià spostando dal deficit al debito e con risparmi sulla spesa pubblica. Si apre inoltre alla compensazione dei crediti verso la pubblica amministrazione con i debiti verso la stessa, ma sempre all'interno dei vincoli di finanza pubblica.

Si guarda anche ad una regolamentazione diversa dei pagamenti tra privati e si vuole istituire un'autorità per la trasparenza. Si vuole inoltre recipire le direttive europee come già previsto dalla bozza Beltrandi-Misiani che vuole dare certezza in tale settore.

La crisi dei debiti pubblici e i problemi delle banche hanno creato problemi alle società che si sono visti ridurre il credito che sommate a difficolta delle imprese hanno messo spesso portato a chiusura di molte aziende. Si vuole evitare in tal senso evitare che Basilea 3 porti ad una riduzione ulteriore del credito e si vuole aprire a moratorie su accordi tra imprese e mondo bancario che abbia alla base veri businness plan di rilancio con manager nuovi.

Si vogliono aiutare l'economia con la faciltà di accesso sia nel settore imprenditoriale sia delle professione anche attraverso fondi di garanzia nazionali e territoriali.

Il rating delle imprese devono cambiare il paradigma di valutazione del credito rivedendo anche Basilea 3 in modo che si guardi la capacità di stare sul mercato e di successo più che altre qualità.

La pubblica amministrazione deve ridifinire il suo ruolo e semplificare la vita alle imprese sopratutto piccolo. In tal senso si deve andare verso la direzione del Direttiva Small Business Act pensando sempre in piccolo. In tale visione si deve prevedere adempimenti burocratici proporzionali alla grandezza dell'impresa.

La semplificazione deve esser a tutto campo ampliando l'uso del silenzio-assenso prevedendo più risorse ai controlli. Si deve fare chiarezza prevedendo nel campo di ingiene-ambiente, urbanistica-edilizia, sicurezza sul lavoro di procedimenti semplificati evitando di avere un solo front-office, ma dando chiarezza.

Nel settore civile prevedere su tutto il territorio italiano il processo telematico rendendo il stesso più veloce.

Prevedere l'Agenzia per le Imprese nel ruolo di garante aumentando i controlli.

Gli appalati devono esser riservati per il 30% alle PMI riformando la legge sugli appalti prevedendo vincoli di qualità, impatto ambientale e innovazone.

Alleanza PD e PMI.Capitale umano e formazione che è un punto importante per dendere il personale pronto alle sfide e ad una possibile riconversione. Tanti strumenti con incentivi sia per i lavoratori sia per le imprese con strumenti diversi a seconda della situazione. Si prevede inoltre innalzare l'obbligo scolastico.

Si vuole incentivare l'impresa sia per i giovani che per le donne, anche come rimpiego dei over 50 disoccupati. L'imprese e il reimpiego quindi anche con riduzione delle tariffazioni di notai/contabili e con un approccio nuovo nuovo alle crisi aziendale che guarda meno alla difesa del posto, ma che guarda alle riconversioni.

L'innovazione va sostenuta con credito di imposta alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e processi e portando allo stesso tutte le risorse a fondo perduto ora previste. Si deve inoltre dire che fare rete è giusto anche per approcciarsi all'export e vanno previsti crediti di imposta alla creazioni di reti e ai progetti sull'export delle stesse.

Le reti vanno non solo aiutate fiscalmente, ma vanno anche promosse con accordi anche ABI che riconoscano la rete d'impresa come soggetto attivo.

L'internazionalizzazione va favorità e gli strumenti vanno riuniti a livello nazionale con la previsione anche di una cabina di regia. Va tenuta traccia delle imprese che vanno all'estero per creare un network di imprese all'estero.

Il ministero dello sviluppo economico deve promuove accordi comunitari e regionali per favorire l'internazionalizzazione.

Gli interventi di formazione linguistica, sia presenza all'estero vanno sostenuti con fondi a fondo perduto e con crediti di imposta. Va aiutata la presenza all'estero tranne la delocalizzazione produttiva. I sostegni vanno aumentati se l'intevento va fatto attraverso una rete d'impresa.

La forza di stare insieme. Va preservata la varietà presente nell'imprenditorialità italiana e ripartendo dal dettato costituzionale che parla di cooperazione con carattere di mutulità va sostenuta riconoscendole la funziona sociale sopratutto nel Mezzogiorno, ove può essere forza propulsiva nel dare possibilità di partecipazione e di costruzione di capitale sociale portando ad un cambiamento nelle comunità coinvolte.

Esistono inoltre settori, come nel caso delle cooperative sociali, ove il carattere dell'assenza di lucro e dominante. Inoltre il carattere mutuale ci ricorda con un modello che guarda alle risorse locali e alla persona. Questo ovviamente nelle cooperative autentiche che ci ricordano sempre che i mezzi per fare qualcosa possono esser diversi, ma si deve guardare sempre alla persona.

I controlli sulle cooperative devono esser rigorsi anche per preservare la cooperazione autentica da quella spuria che danneggia tutti. Purtroppo i casi nel settore esistono di un utilizzo non coperativo delle cooperative un caso su tutti Unipol. Non si deve lasciare che le cooperative spurie intacchino cosa di buono c'è nel mondo cooperativo.

Nuove professioni. Si prende atto che il modello fordista è finito e che non si può portare ad un appiattimento delle forme di lavoro e anzi va regolamentato il lavororo autonomo che è rimasto sempre nell'ombra. Si deve comunque tenere in considerazione in ciò del potere contrattuale che il lavoratore ha e che non va ridotto con le norme.

Vanno inoltre previste tutele che diano risposte a questi lavoratori senza però appiattirsi su un unico modello. Tale lavoro nella sua specificità va riconosciuto. Si guarda quindi a tutti coloro che lavorano in proprio anche alle aziende di immigrati che arrivano a 340000 e che devono esser tenute in considerazione.

L'economia verde al centro delle politiche industriali.La crisi attuale potrebbe non esser solo passeggera ma portare ad un declino produttivo che va scongiurato. Puntare sull'economia è una scommessa che le nostre imprese di ogni settore ha già abbracciato e che deve esser sostenuto da un quadro normativo stabile come previsto nel programma Industria 2015 anche per non rimanere indietro su Stati Uniti, Germania e Cina.

Investire sul risparmio energetico e su un miglior utilizzo delle risorse può inoltre essere un volano di sviluppo per il Mezzogiorno che fin'ora ha pagato un tributo ambientale forte dallo sviluppo del secolo scorso senza averne grossi benifici. Si può pensare ad un economia del Mezzogiorno basata sul turismo, l'agricoltura, sulla produzione energetica sostenibile (energetico e eolico in testa) oltre sulla riqualificazione edilizia delle aree urbane.

Investire in risparmio energetico e sulle risorse rinnovabili è una scommessa inoltre sulla ricerca che deve farci recuperare il ritardo accomulato in passato e creare un industria del settore tesa ad un miglior rapporto uomo-ambiente.

Rifiuti e legalità. E' cronico il problema dei rifiuti che sono visti come un problema da gestire non come risorsa. Si deve cambiare paradigma in modo da recuperare risorse e rispettare meglio l'ambiente. In tal senso va cercato anche nel settore degli imballaggi il minor spreco possibile.

Un spreco di risorse che si rovescia sul territorio con un inquinamento a volte eccessivo e con comportamenti che vanno puniti per evitare che il rifiuto non venga trattato come si deve e in tal modo si tolga un spazio alle mafie. Si deve in tal senso collaborare maggiormente sui controlli sui reati ambientali con norme specifiche nel campo.

Va inoltre tutelato l'ambiente da non vanno previsti mai più condoni edilizi né per violazione dei vincoli naturali e paessaggistici.

Il territorio è il nostro patrimonio. Si deve tornare a vedere il territorio come nostro patrimonio da difendere. Va evitata l'erosione e vanno usate le tecnologie per rispondere ai cambiamenti climatici. Questo anche con l'aiuto del settore agricolo primo avamposto di tutela del nostro territorio.

Vanno poi trovate le risorse per la manutenzione dello stesso ripristinando i fondi per la difesa del suolo e del contrasto al dissesto idrogeologico come anche quelli per le infrastrutture cambiando il patto di stabilità interno che ha stabili risorse correnti dia la possibilità di investire in spese di investimento sempre con attenzione al percorso sostenibile dei conti pubblici.

Patto fiscale cittadini Stato per l'ambiente. Si prevede di cambiare il fisco spostando le tasse dai lavoratori e imprese verso un modello che faccia pagare chi produce più anidride carbonica e utilizza più risorse in modo da mettere in campo comportamenti vituosi. In questo senso si vuole partecipare a livello internazionale agli incontri sul dibatti europeo e mondiale circa le imposte sulla andride carbonica legata ai prodotti.

Conclusioni. La parte dedicata all'economia e alla green economy è stata ben sviluppa forse quasi troppo senza in qualche punto arrivare a proporre in concreto come si pensa di fare e quali risorse si utilizzano.

Sul campo del lavoro e sul lavoro autonomo credo che qualche problema la coalizione di sinistra possa averlo con Vendola e la Fiom, in quanto vedo cambiamenti epocali in vista.

Nel campo ambientale molte cose positivi ovviamente non si fanno grosse come in altri campi parole circa le modalità di ricerca di risorse. Sulla tassa ambientale e sull'anidride carbonica ho qualche dubbio più forte. Se l'Europa è l'unico blocco che a firmato di nuovo Kyoto non si può rivelare tale tassazione e vincoli ambientali stringenti controproducenti per l'economia Europea a vantaggio delle altre aree?

Documentazione:

  1. pensare al piccolo per crescere alla grande;
  2. la green economy;

Mappa del programma

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